La GaraSprint a Miami è stata teatro di un "incidente" terrificante per Lando Norris: uno starnuto improvviso che lo ha lasciato momentaneamente cieco. L'evento è accaduto in un momento particolarmente delicato, sotto Safety Car, evidenziando quanto anche un evento così banale possa rappresentare un rischio.
Perché è importante
Nel mondo ad alta tensione della F1, dove i piloti affrontano forze G estreme e prendono decisioni in frazioni di secondo, anche eventi quotidiani inaspettati come uno starnuto possono diventare una minaccia significativa. Questo incidente sottolinea i margini strettissimi di sicurezza e controllo, anche a velocità "tranquille" con la Safety Car.
L'incidente
Norris ha raccontato l'episodio al podcast Quadcast, ricordando che è successo durante la Sprint Race di Miami, quando la Safety Car era in pista dopo l'incidente di Fernando Alonso. I piloti procedevano lentamente, ma molto vicini tra loro.
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"Credo fosse Miami, era sotto Safety Car. La macchina di Fernando era contro il muro. Eravamo sotto Safety Car, sotto doppia bandiera gialla. Quindi vai lentissimo e sei molto vicino alla macchina davanti." Il momento di panico è arrivato quando ha sentito arrivare lo starnuto:
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"E sai quando lo senti arrivare? Io ho pensato: 'Oh mio Dio', c'è una macchina proprio dietro di me. E non ho nemmeno avuto la reazione di frenare, perché gli occhi ti si chiudono da soli."
Temeva un tamponamento, definendola una delle prime volte che un evento del genere gli accadeva.
L'esito
Fortunatamente, Norris è riuscito a gestire questa sfida inaspettata senza conseguenze. Ha poi vinto la caotica Sprint race, tagliando il traguardo sotto Safety Car. Questa vittoria è stata particolarmente dolce, arrivata un anno dopo la sua prima vittoria in F1 sullo stesso circuito. Lo starnuto, tuttavia, potrebbe rimanere uno dei suoi spaventi più memorabili e insoliti.
Cosa succederà
L'aneddoto di Norris serve come bizzarro promemoria: in Formula 1, anche il più comune riflesso umano può trasformarsi in un momento ad alto rischio, dimostrando che le corse richiedono una vigilanza costante contro ogni probabilità.